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giovedì 23 gennaio 2014

La sinistra di oggi




Riporto integralmente l'articolo comparso sul fatto Quotidiano di Oggi , ad opera di Alessandro Robecchi.
Lo faccio, beninteso con un pizzico di piaggeria perché in parte suffraga ciò che pensavo da un pezzo e che ho confusamente espresso nel post di ieri l'altro a proposito di Cuperlo e della presunta sinistra, intesa come etichetta oramai svuotata di ogni contenuto . 
Ecco il testo. Enjoy (per modo di dire.)

"Ottantacinque. Non 85.000 (ottantacinquemila), né 8.500 (ottomilacinquecento), e nemmeno 850 (ottocentocinquanta), che già sarebbe spaventoso. No, no, proprio 85. Ottantacinque persone su questo affascinante e confortevole (per loro di sicuro) pianetino posseggono una ricchezza pari a quella di 3 miliardi e mezzo di persone, cioè lo 0-virgola-moltissi-mi-zeri-virgola-uno della popolazione ha un reddito pari a quello del 50 per cento più povero. La cifra, diffusa dall’Oxfam, è al di là di ogni immaginazione, provoca una specie di vertigine. In ogni paese del mondo c’è un grafico con due linee ben distinte: uno schizza verso l’alto, ed è la
quota di ricchezza dei pochissimi su-per-ricchi, l’altra precipita verso il basso, ed è l’aumento della povertà dei moltissimi
più poveri. Negli ultimi trent’anni la parte di ricchezza detenuta da pochi è aumentata ovunque e la quota di povertà distri-buita tra gli altri è aumentata anche quella. Ovunque. La lotta di classe esiste, insomma, non si ferma un attimo, non dà tregua, e i miliardari hanno vinto quattro a zero, coppa, giro di campo e champagne negli
spogliatoi. Come sia stato possibile non è un mistero. Lo smantellamento di qualunque ideologia dell’uguaglianza e la sua applicazione politica (da Reagan alla Thatcher, alle scuole econo-miche iperliberiste che tanto piacciono a destra, ma anche a sinistra), per dirne una. E poi il potere politico delle multinazionali, per dirne un’altra. Immaginate di essere voi, normali contribuenti, a poter dettare le regole allo Stato in cui operate: abbassami le tasse, abbassami il costo del lavoro, fammi una legislazione comoda, fai pagare la sanità, fai pagare la scuola... Ecco, comodo, no? Voi non potete, un grande marchio sì. Ma la discussione sulle cause (che sono numerose) non deve distrarre da una valutazione degli effetti: in molti casi siamo dalle parti dello schiavismo e in altre invece (i paesi industrializzati), alla proletarizzazione progressiva e costante del ceto medio. Insomma, anche nella ricchezza mondiale vince il bipolarismo, non più un mosaico di condizioni sociali, ma una marcia forzata e continua verso la polarizzazione: ricchi e poveri, e in mezzo poca roba. Tutto questo, si direbbe, rende un po’ ridicole alcune stupidaggini fondamentali che vengono ripetute da decenni. Una: quella che recita che se aumenta la ricchezza diminuisce la povertà. Il ricco darà da lavorare, si dice, e migliorerà le condizioni dei poveri. Ecco. Cazzata, come ci dicono le cifre, dato che ovunque i ricchi sono più ricchi e i poveri più poveri e più numerosi. Altro mito di cartone da sfatare, il vecchio sogno delle simpatiche socialdemocrazie nordiche (che anche qui risuona, va di moda, insomma), cioè la famosa frase di Olof Palme, che diceva: “La sinistra non deve combattere la ricchezza ma deve combattere la povertà”. Bello, eh! Suona bene. Ottimo per l’aperitivo! Peccato che sia proprio la ricchezza di pochi a creare la povertà di molti.
Tassare i super-ricchi e le mega-imprese, costringerle a rispettare certi oneri sociali, a pagare le tasse, a pagare decentemente i lavoratori, a contribuire al progresso sociale dello Stato in cui operano cosa sarebbe se non “combattere la ricchezza?”. Non si fa, naturalmente, non è bello, non è conforme al pensiero unico che domina ovunque. In ogni angolo del mondo destre voracissime sinistre pallidissime paiono unite nella lotta: tra i tre miliardi e mezzo ultimi e gli 85 che guidano la classifica, hanno scelto con chi stare."

Frase del Giorno


martedì 21 gennaio 2014

Cuperlo se ne va: alcune riflessioni sulla sinistra.



Il presidente Cuperlo ha rassegnato le sue dimissioni da Presidente del PD.
Per alcuni ciò è una jattura in quanto si dice che il Presidente Cuperlo rappresentasse l'ala sinistra del PD, 
Ma cosa veramente è l'ala sinistra del PD? Gianni Cuperlo, più che ala sinistra è il rappresentante dell'ala Dalemiana (fonte: wikipedia, Correnti del Partito Democratico )  e l'ala d'alemiana, più che di 'sinistra' viene definita 'socialdemocratica.
Io ho una particolare idea di D'alema, idea che non ha nulla a che fare con quello che ho io di 'Sinistra'.
Sinistra significa:
  1. Solidarietà: non è ammissibile che esistano sperequazioni di reddito così abnormi come al giorno d'oggi; lo stato dovrebbe efficacemente attuare politiche redistributive ed impedire che manager pubblici e privati possano percepirte stipendi assolutamente fuori misura rispetto alle responsabilità che si assumono.
  2. La corrispondenza tra privato ed efficienza è uun'idea che si è dimostrata fallace al di la di ogni dubbio. L'dea che deve portare avanti la sinistra è un'altra: IL PUBBLICO DEVE ESSERE EFFICIENTE. E non rendere efficiente il pubblico privatizzandolo. E l'efficienza nel pubblico non si realizza con alti stipendi, bensì selezionando meglio la classe dirigente.
  3. l'interesse generale non deve necessariamente sottostare alle regole della finanza e della remunerazione del capitale. L'interesse generale prevale sull'interesse della finanza e del capitale laddove vi sia un conflitto.
  4. Ai privati andrebbero sottratti settori quali le infrastrutture (telecomunicazioni accessibili ed economiche per tutti) l'elettricità, il settore bancario (laddove si dimostra troppo asservito agli interessi della finanza piuttosto che a quello generale) ed, oserei dire, addirittura il settore farmaceutico, perchè reputo che peggio dei fabbricanti d'armi vi siano solo le case farmaceutiche dal momento che antepngono il profitto alla salute. 

Questi non sono punti esaustivi, ovviamente, ma, per tornare al nocciolo della questione, nessuno nel PD ha mai presentato una simile piattaforma e D'alema meno che meno. La questione è che dal momento in cui il PCI si è trasformato in PDS, la sua classe di riferimento non è più stata il proletariato inteso come le persone umili, dal basso reddito e dal livello di educazione limitato. La classe di riferimento del PDS e via via DS, PD nel tempo si è andata sempre più immiserendo, riducendosi ad un nugolo di intellettuali, venuti fuori dalle università occupate del 68,  liberi professionisti pseudo-illuminati artisti, giornalisti, parolai e pieni di soldi. La socialdemocrazia di cui il PD è portatore è essa stessa una pallida rivisitazione della socialdemocrazia alla Tony Blair New Labour Party, che farebbe vergognare un social democratico come Willy Brandt. I tempi sono cambiati, lo so, ma credo sia arrivato il momento che cambino ancora. Perchè questa così detta socialdemocrazia ha fallito. Come se non più della destra.

Concludo: che Cuperlo se ne vada e che se muoia con lui il tipo di sinistra come la ha intesa il PD e D'alema non cambia proprio nulla, nè a me nè al PD.

PER INCISO: IL PD NON FA NEANCHE PARTE DEL PSE

lunedì 20 gennaio 2014

Le anime Belle



LE ANIME BELLE


Quando leggo articoli che descrivono reazioni della minoranza PD  all'incontro tra Renzi Berlusconi trasecolo. Come è possibile parlare quando il PD, compatto ha sostenuto in ripetute occasioni con ripetuti voti di fiducia il governo delle larghe intese con berlusconi stesso?
Delle due l'una: o non si rendono conto dell'incoerenza, o se ne rendono conto. Nel primo caso cosa dire di loro? Che sono delle 'anime belle' ammirabili per la loro innocenza ma inadatte a ricoprire il ruolo di politico. Nel secondo caso, invece provo un senso di smarrimento di fronte tanta sfrontata ipocrisia.
Questo senso di smarrimento,  invece, si accompagna una netta antipatia nei confronti del presidente del consiglio; non mi piace il suo aspetto - oserei dire 'pretesco' ma nel senso deteriore del termine; un tipo di  prete  che non si espone non e si sporca mai le mani, Quel tipo di prete che Francesco - con il suo ironico garbo, sta tentando di spazzare via.   Il suo  modo di fare politica: è felpato, sussurrato - il che di per se potrebbe anche essere apprezzabile se comparato alla sguaiatezza imperante - Ma, per un altro verso, si tratta di uno stile opposto a quello più plateale di Renzi  che considero, a dispetto dei suoi terrorizzati detrattori - enormemente più chiaro di quello esibito da Letta.
E' presto per esprimere giudizi sull'accordo in sé  ma posso dire che almeno Renzi agisce ed agendo si espone in prima persona facendo scelte ed assumendosene le responsabilità.
Molto di più di quanto abbiano fatto le anime belle fino ad ora, per le quali mantenere lo status quo  è stato più importante di qualunque altra considerazione: